1 TRAGEDIA LIRICA In 3 Atti » A RAPPRESENTARSI AL t&mit® imitai 11 Carnovale del IS5|» J«o /. — IL SERTO TRIONFALE ^«o // — LA FIAMMA SACRA Atto III — IL CAMPO SCELLERATO GENOVA TIPOGRAFIA DI ANDREA MORETTO Piazza Grillo-Cattaneo. ÉtÈ PERSONAGGI ATTORI Signori LICINIO MURENA ) Motta Pietro di Parma. > Consoli LUCIO SILANO ) Garibaldi Giovanni di Genova. METELLO PIO, Arciflamine P. Nolasco Llorens di Barcellona (Spagna). LA GRAN VESTALE EMILIA ) Vestali GIUNIA G amarra Elisabetta di Milano. Benbazzi Luigia di Ra- venna (Stato Romano) Ghedini Carolina di Mi- lano. DECK), figlio di Murena Landi Giovanni di Ro- ma. PUBLIO Colini Filippo di Roma. Vestali, Flamini, Senatori, Guerrieri, Popolo. Poesia del Sig. Salvatore Cammarano. Musica del Maestro Saverio Mercadante. IL SERTO TRIONFALE Bosco sacro: a traverso delle folte piante scorgesi parte del Tempio di Vesta. SCENA PRIMA. Emilia, Giura Sa, e le altre Vestali, tutte genuflesse. Prece mattutina. Salve, o Dea protettrice di Roma, Nel cui foco nudrito da noi Questa patria d' intrepidi eroi Visse, vive, ed eterna vivrà. Una possa che i barbari doma II tuo foco ai Romani trasfonde, E per te della terra, e dell'onde Nostro un giorno V impero sarà, SCENA II. La Gran Vestale, e dette. C. V. Sì, ministre dell' ara, Vesta terrà V alta promessa: il brando Invitto di Quirino Nuovi allori mietea. Decio ritorna, De' Galli vincilor. Emil. Decio!.... Che parli!.... (viva- mente colpita) E grido non suonò, che spento in campo Giacque T eroe? G. V. La fama li ver mentiva; egli ferito cadde, Non estinto fra l'armi. Emil. Reggimi.... Giun. Oh Dei!.... (sommessamente fra loro) Emil. Mancarmi Sento il respiro.... G. V. Dell' eterna fronda À noi si aspetta coronar quel prode: Alla pompa solenne S' appresti ognuna. (Entra nel Tempio, seguita dal Coro) Emil. Empio destini.... Giun. Che avvenne!.... Emil. Morir potessi.... Giun. Qual tremendo arcano Chiudi nel petto?.... All'amistà lo svela. Emil. Tremendo, sì! Quel Decio.... Giun. Ebben? Emil. Che sorge Vittorioso dall' avello.... Giun. Ah! forse?.... Emil. Era l'anima mia.... Bugiarda voce La sua morte parlò.... Roma, la terra Un deserto mi parve, e disperata Corsi a' piè degli altari. Giun. Oh sventurata!.... Ben ti compiango. Ma di Vesta or sei ! Dal cor profondo svellere ti dei L' insidiosa immago, ed obbliarla Eternamente. Emil. Ahi ! Come? Se al nome, al solo nome Del mio perduto bene Tutte mi sento ribollir le vene? Di conforto un raggio solo Non mi avanza in tanto duolo! Giun. Non ti resta, o sconoscente, D' amistade un'alma ardente? 7 Emil. Congiurati a* danni miei . Tutti a gara son gli Dei!.... Giun. Le mie preci ascolteranno.... Dì più lieti sorgeranno. Emil. Spento al gaudio è questo core.... Pianto eterno io spargerò. Giun. Fia diviso il tuo dolore, Teco almeno io piangerò. SCENA III. // Coro delle Vestali, e dette. Coro Vestali, andiam.... di popolo Carehe le vie già sono, Il vincitor annunzia Già delle trombe il suono. Emil. (0 Decio!.... (con tutta la forza di un cieco trasporto). Giun. Insana!.... (sommessamente ad Emilia) Emil. (Decio, Vederti ancor potrò!.... Coro Che fia! di viva porpora Quel volto fiammeggiò! (piano fra esse) Emil. (Perchè di stolto giubilo Mi balzi, o cor, nel petto?.... Vive l'amato oggetto, Ma spento egli è per me! Condanna questi palpiti II mio dover, la sorte.... II palpito di morte Meglio s'addice a te!) Giun. Andiam.... ti frena, Emilia, (come sopra) Atti componi e volto.... Che in te non sia rivolto. Un guardo sol non v' è ! Pensa che sfidi, incauta, L'ire d'orrenda sorte.... Pensa che infamia, e morte La Dea minaccia a le. ì 8 Coro Ad incontrar quei forte Ornai si tragga il pie. (partono) SCENA IV. // Foro. La scena è piena di popolo. Di filano le vittoriose le- gioni: d'altra parte s'avanzano il Senato ed i Con- soli, quindi il Collegio dei Flamini, preceduto da Metello Pio, segue la Gran Vestale, recando il palladio, e tutto il coro delle sacre vergini: al passaggio di esse il popolo s' inginocchia , il Senato s'inchina, V esercito rende gli onori supremi, ed i fasci de9 Consoli si abbassano innanzi a quelli delle Vestali, portati da quattro littori: comparisce infine il carro del trionfatore; esso è preceduto da suona- tori, tibicini, ecc. e tirato dagli schiavi in catene. Alcuni duci nemici e prigionieri seguono il cocchio. Decio è in abito trionfale, Publio è alla testa delle schiere. — Intanto cantasi il seguente Coro generale. Plauso al duce vincitore, Lauri eterni alla sua chioma : Egli esempio di valore, Scudo e brando egli è di Roma: Parve il nume delia guerra, I nemici debellò: Ed ogn'eco della terra Del suo nome rimbombò. Dee. (scende dal cocchio e si avanza verso Licinio) Padre.... (volendo inginocchiarsi) Lic. Decio, m'abbraccia.... Mei. Il sommo Giove Ognor t'arrida, o prole Invincibil di Roma. Pub. Il tuo contento Divido, amico.... Dee. Esso fia pieno in breve, Che cinto il crin d' alloro , 9 Accanto al mio tesoro Volar potrò. Mei. Qual delle sacre alunne Debbe V eterna fiamma Fra l'ombre alimentar della ventura Notte? G. V. Costei. Mei. Sublime incarco ad essa Dato è compir. — T'appressa. Emil. (Ah!....) Giun. (Terribil periglio !....) Mei. Svelati, e il vincitore Del serto cingi. Giun. (Oh istante!.?..) Emil. (Oh mio terrore !....) (scoprendo il volto; Decio resta come tocco da fulmine, Publio anch' egli riconosce Emilia). Dee. ( Che!.... Non deliro?.. .) Pub. ( Colpo fatale!.... ) Em. Giù. ( Numi, assistenza !....) Dee. (Ella Vestale!....) (Yien recata un ara accesa: Metello Pio ri- ceve da uno de' Flamini il lauro g U Emil. E cinsi il vel.... Dee. Che festi !.... Ma vivo, io vivo.... Pub Incauto !..,. (avrnzandosi per alzarlo Emilia si getta nelle braccia di Giunta ) Giiih. Calmati. ) Emil. Ah! l'amo ancor! >/iafwo Gm Ahimè ! che dici !.... )fra loro McL Al tempio. De Mi scaglia il brando in cor. ( a Publio, neW estrema disperazione) Licinio , Lucio , Metello , la Gran Vestale , Vestali , ~ Popolo. Si sciolga, rimbombi un inno di lode Al nume guerriero, di Roma custode, Che strinse per noi l'acciaro tremendo, Fra i Galli spargendo — dì morte il tenpr. Dee. Per sempre m'è tolta.... orribile idea!.... Ma no, che strapparla io giuro alla D*i. Le smanie di morte nel petto mi stanno.... È troppo l'affanno, — tfiventa furoi;. Pub: fa Dec.J. La tromba squillava, tu il brando stringesti, E tutta un'armata in fuga volgesti : Or doaia te stesso, la sorte debella, Fia gloria più bella, — trionfo maggior. u Giù. 0 misera, vieni.... al tempio si corra.... Di pace al tuo spirilo la Diva soccorra. Pentita ti prostra all'ara d'accanto, Cancella col pianto — la macchia d'amor. Emi. Destini tremendi mi vogliono rea !.... Per me non v'è pace, nè speme , nè Dea.... Scampar delle furie non posso al governo; E meco PA verno, — lo porlo nel cor! (tulli partono tranne Decio e PublioJ Dee. Publio, mi sei tu vero amico ? Pub. È tua, Da te serbata in campo, Questa vila eh' io vivo ; Riprendila se vuoi. Dee. Ben altra io voglio Preda, che me furava ingiusta Dea, Emilia Pub. Che!.... Dee. Tu secondar mi dei Nell'ardito proposto.... Pub. Io !.... Sciagurato ! Son io Pamico delle c>Ipe ? Indegno, Orribile disegno Tu volgi in mente! e cingi un lauro e culla Sul Tebro avesti e nome, Decio!.... Per te mi sento Correr le fiamme del rossore in volto ! Dee. Publio, sei tu che parli, io che ti ascolto! Pub. È la patria, è Roma, insano, Che ti parla nel mio detto : Deve a Roma un cor romano Immolar qualunque affetto. Profanata è quella fronda Che le chiome li circonda. D'un sacrilego Pamico No, mai Publio non sarà.... Se non cangi, a te disdico, E per sempre, P amistà. Dee. Mal riposi in te fidanza Or che il falò a me contrasta ! Vanne, fuggi, ancor m'avanza <2 11 mio core, un brando.... e basta. L'ara, il nume non son freno All'amor che mi arde il seno.... Roma intera ad arrestarmi Nel cimento io sfiderò. 11 mio bene a ripigliarmi Ara e nume abbatterò (in atto di partire) Pub. {trattenendolo) Che fai?.... che pensi?.... Arrestati.... Oh mio spavento estremo!.... Entro un abisso orribile Ti scagli !.... Dee. Nulla io temo. (e. s.) Pub. Ah no!.... ti calma.... ascoltami: Dairinfernal pensiero Cessa, e appagarti, o Decio, Con men periglio io spero. Dee. E come ? Pub. Sotterranea Strada m'è nota.... Dee. E questa Forse conduce ? Pub. Ai tempio Della terribil Vesta. Come del dì fìa muta La luce, a te verrò.... Dee. E quindi? Pub. Alia temuta Soglia ti guiderò. Dee. (subito, e con slancio d'immensa gioia) 0 mia celeste Emilia, Ti rivedrò fra poco!.... Possente ardor mi domina Più che di Vesta il foco. Solo un momento, un palpito Di gioia.... e poi si mora.... Mi resta un nume ancora.... Un nume sei per me! s Pub* Invan da te dividermi Tentò P irata sorte : I nodi che ci stringouo 13 Scioglier non può la morte. Teco lo sdegno vindice Affronto degli Dei.... E se morir tu dei, lo morirò con te. (partono abbracciati) FINE DELL'ATTO PRIMO. Jmm LA SACF Interno del tempio di Vesta , in forma circolare. Nel mezzo il simulacro della Dea, innanzi al quale arde il fuoco sacro: nel masso dell'altare è intagliato un sedile, ove posa una sacerdotessa in custodia de'la fiamma. SCENA PRIMA. Si avanza Giunta e si prostra a qualchr distanza dall' ara. Gian, fino al Cielo ascendere Può d'un' amica il pianto, 0 Dea, tu sciogli Emilia Dall'amoroso incanto. In quei trafitto core Discenda il tuo favore, Più non lo scuota un palpito Che indegno sia di te.... Non scorran queste lagrime Senza ottener mercè. SCENA II. La G. Velale, Emilia, e dell G. V. (Togliendo la verga d'oro dalle mani della ministra che vigilava il sacro fuoco], e porgendola ad Emilia ) A te commetto la sacrala verga : Rammentati, Vesta!, che, spento il foco, In periglio è la patria, e tu di morte Colpevol sei. (Con accento religioso. Giunta bacia Emilia, quindi si ritira con la Gran Vestale e V altra sacerdotessa ) Emi. Come tremendo all' alma Questo tacer solenne Mi parla! Certo il venerato nume Sta nel delubro, e scruta Gli arcani del mio core! Pietà, Vesta, pietà.... Profano ardore , È ver, mi strugge: ma chi reo lo fece? Destino avverso. Tu possente, e Dea, Tu spegni la mia fiamma ; Io debile mortai non basto a tanto. SCENA fri Dccio , e detta. Dee. (Dal fondo della scena) (Ecco t* aitar ! — Fra il pianto Ed i singhiozzi la sua voce udia....) (scorge Emilia) Emilia? EmiL Chi m' appella ? Dee. Anima mia ! (inoltrandosi) Emil. E fia ver !.... Possenti Numi !.... Tu, tu stesso!.... Non seguirmi. (volendo fuggire) Dee. Odi, arresta.... Invan presumi, Dispietata, invan fuggirmi.... Se nel T Èrebo discendi, Io ti seguo. Emi. Ah !.... giusto ciel ! (fugge non sapendo ove, poi come inspirata ascende i gradini dell' altare, e si avviticchia al simulacro) 17 0 romano, mi contendi Alla Dea. (atteggiandosi di maestosa intrepidezza) Dee {si scaglia verso l'altare, ma a" un tratto si arresta preso da sacro terrore) W ingombra un gel ! (Prorompendo, dopo qualche istante di pausa) No, 1* acciar non fu spietato Che versava i! sangue mio , Ma il destino avverso e rio Che la vita mi serbò. — Ah! gioisci, o core ingrato, Già la morte in sen mi piomba.... Questo avanzo della tomba Alla tomba io renderò. (in tuono di pianto) Emi. (straziata dall' affanno di Decio) 11 cimento è troppo atroce!.... Nel mio petto un cor si chiude !.... lo son donna.... e alla virtude ( Un confine il ciel segnò ! Fuggi.... ascolta estrema voce, Che favella una morente.... Pura almeno, ed innocente Da te lunge io morirò. Dee. 0 cruda più del barbaro Tuo nume, eterno addio Ricevi, ed olocausto Tremendo, il sangue mio.... Emi. Che !.... Dee. Tutto il mira spargersi, Ed inondarti il piò.... (sguainando la spada per trucidarsi) Emi. Ah no!.... (accorrendo) Dee. Mi lascia.... Emi. Arrestati.... Vivi. Dee. Per chi ? Emi. Per me. A 2. Mille smanie, mille all'anni Ricompensa un tal momento !.... 18 Non si dice il mio contento!... Io respiro, io vivo in te. Or la terra mi condanni, M'abbandoni il cielo irato.... ' ^ffèÉ^iè^ *vtf ■■tot* ut to\vM*th Io son pag . del mio fato.... Terra e ciel tu sei per me!,. (la sacra fiamma, priva di alimento, si estingue) EmiL Ah!... il foco... (con grido acutissimo) Dee. È spento... EmiL Io manco!... (cadendo a piè dell'altare) Dee. Notte fatai !... Che far poss'io? Qua! nume Invocherò per lei?.. SCENA IV. Publio , e delti. Pubi. Amico?... — Eterni Dei!.. (avvedendosi del fuoco estinto) Sabati... Ahimè!., da lungi le accorrenti Ministre io scorsi!.. Vieni... Dee. Abbandonarla In periglio si fiero!.. Ah! no.. Pubi. Se resti, Ella è perduta!.. Dee. Oh ciel !.. Pubi. Vieni?.. Dee. Che feci!.. {partendo, trascinato da Publio) SCENA V. Emilia svenula. GiKinia, e quindi la Gran Vestale, e Vestali accorrono dall'interno del tempio, alcune di esse recando lampade accese: Metello e Wla- 19 mìni sopraggiungono d'onde fuggirono Dee io e Publio. Ghtn. Mi spaventò quel grido!.. Emilia!.. Scorrendo in di lei soccorsoj (Gran Vestale, Vestali e Flamini) Oh vista!... [inorriditi) Met. (volgendo un guardo ali* altare , uno ad Emi- lia, ed un terzo verso la parte da cui venne) L'orrenda colpa è certa ! — A giudicar costei, l'alba vicina Il Senato raccolga. (ad alcuni Flamini che partono solleciti) Un grande esempio Per voi s'appresta. (alle Vestali) Emil. (riavendosi; Ove son io?.. Met. Nei tempio Che violasti ! Emil. Oh mio terror!... Met. Fra ceppi , Al giudizio guidala Sia la spergiura... Giun. Oh amica!.. (seguendo Emilia che vien condotta altrove) Gran Ves>9 Vestali. Ahi sventurata!..) (piangenti) Mei. Versate amare lagrime Pel Tebro, e non per essa, Le sorti della patria Veste caligin spessa! — (come assorto in orrida visione. Stille di sangue vivido Quel simulacro piove!.. Vesta già mosse i fulmini A provocar di Giove!.. — (con accento d'altissima desolazione} Spargiam d' immonda cenere E vestimenti e chioma... La Dea si plachi, o Roma , Più Roma non sarà ! 20 | G. Ves. Vest. Notte funesta, orribile!... Flam. L'aitar vendetta avrà. Tutti. Spareiam d' immonda cenere E vestimenti e chioma... La Dea si plachi, o Roma Più Roma non sarà ! (si ritirano, compresi da'sacro terrore) SCENA VI. // Bosco sacro. Licinio, Lueio e Senatori. Lkin. Sull'attonita fronte ha sculla ognuno Cupa tristezza! ed a ragion. Tremendo, Mortai giudizio s'apparecchia. Lue. È d'uopo Un nume vendicar! Licin. Metello aranza Fra la schiera de' Flamini... Lue. Ed a loro Succede il mesto coro Delle Vestali... Licin. Non pietà, severa Giustizia memoranda abbia qui loco. SCENA VÌI. Il Collegig de' Flamini, preceduto da Pio Metello, la Gran Vestale, Giuuia, Emilia fra' Littori , Vestali e detti. Mei. Fremi, eterna eittà ! Di Vesta il foco È spento ; fuggitivi Profani uscir dall' inibita chiostra Da tergo io vidi, e priva Costei di sensi , appo l'aitar tradito Che vigilar dovea. Giun. (M' aita, o Cicl !...) 21 Licin. Discolpe hai tu? Emil. Son rea. Licin. E rea d' orrida morte ! — Olà ? Svolgendosi a' Littori); Giuri. Fermate.. < La colpevol son io. Emil., G. V. e Ves. Giunia ! Met. Licin. Lue. Sac. Che dici!... Giun. Egra costei, mal d'ujia lunga notte L'ora vegliar poteva , il sacro foco Nudrir per essa io volli... Emil. Ah ! no... Giun. Ma il sonno mi tradia... ritorno Ver l'alba fé' la sventurata, estinta Trovò la fiamma, e vinta Dal suo terror, qua! corpo morto cadde. Emil. No... non è vero... Giun* All'amistà pretende Immolarsi, ma invan; tacer non seppe II mio rimorso... in libertà sia posta... A me que' lacci, a me la bara, e morie. (con accento rapido* animalo , e sempre cer- cando di reprimere i moti e le parole di Emii} Emil. Celeste amica !... Ella v'inganna... E mia È tutta mia la colpa... Amo d'amore immenso, disperato!... (con impeto forsennato) Licin. Lue. Sac. Empia!... Met. Compresa L'alma ho d'orror!... Palesa 11 complice del fallo. Emil. Ah ! no. Met. Lo chiegga Pe' Numi... Licin. Io per la patria... Emil. Taci, taci, Licinio ! (con fremito d'orrore) Met. Ed osi ancor ! Emil. Qual ei si noma , Perir dovesse mille volle Roma, Non udrete. Mei. Oh bestemmia ! 22 Sac. Oh scellerata! Met. Consoli, più si aspetta? Licin. Lue. E condannata. SCENA Vili. ìlecio, Publio , e delti. Dee. No, crudeli.... (sfuggendo dalle mani di Pubi.) EmiL (Ahimè!) Pubi. Furente! Mei. Lue. Sac. Decio !... Licin. Figlio! Dee. Padre mio... (gettandosi a1 pie di lui) Salva Emilia... essa è innocente. Mei. Licin. Lue. Sac. Come ! Dee. II reo... Pubi. Noi dir. (piano a Decio) Dee. Son io. Licin. Sac. Tu... Met. Che sento!... EmiL Numi ! Lue. Il duce!... Licin. Un pugnale in me vibrò ! G. Ves. e Ves. Fatai dì !... Tutti tranne Dee. La tetra Luce D* una folgore strisciò ! (un momento di cupo silenzio) Dee. Essa ignara, io penetrai Il recinto a ogn' uom vietato; Il delubro io profanai Alla Diva consacrato: Se può il ciel bramar vendetta, Se una vittima egli aspetta, Questo capo recidere Che di lauri è cinto ancor. 23 Emil. (C sta Dea, se il nostro amore È delitto orribil tanto, Plachi, ah! plachi il tuo furore Una , vittima soltanto. Per l'eroe t' imploro,, o Diva.... Decio salva, Decio viva, E me colgan cento morti Di spavento e di dolor!) Publio, Metello, Giunia, Licinio, Lì ciò, G. Vestale, Vestali, Sacerdoti. Per le fibre mi trascorre Qual di morte, orrendo gelo! — Certo un Dio che il Tebro abborre Questo dì segnava in cielo ! Ei d'un padre ha il core infranto, Ha la gioia volta in pianto, Del trionfo i lieti carmi Nel silenzio del lerror ! — Dee. Padre... (supplichevole) froin. Di Roma un Console Figli non ha. Met. D' eccesso (ai Condoli) Nefando, spaventevole Reo si gridava ei stesso : Prigion lo chieggo. ffubì. Infrangere Vuoi tu le leggi ? Ei nacque In sen di Roma, e libero ; Nè a ceppi mai soggiacque Un cittadin, che i giudici Pria non dannar. Ve — Lo sdegno Di Vesta inesorabile Percolerà V indegno Che ardisse il rito funebre Turbar ! Ministri, il vel. — A le, Veslal sacrilega, Morte, anatèma. (gettando sul capo di Emilia velo d'infamia) Pubi. Gian. G. V>*. e Ves. Oh ciel !.. 24 Met. ( Ti consacro Licin. Lue. < Alle furie d'Averno ! e Sac ( Sei già sacra, Già la morte sul capo ti sta!.. Vanne... a te, maledetta in eterno, Tomba infame la terra darà!.. Dee. {sempre trattenuto da Publio) Paventate d'un cieco il furore... Mille prodi un mio grido armerà. L' universo empirò di terrore... Roma tutta una tomba sarà ! Emil. Non sfidar la celesie vendetta , Di te stesso, di Roma pietà, E la tomba che viva m'aspetta Men tremenda al mio sguardo parrà. Pubi. Ginn. G. Ves. e Ves. (Ah! la misera un nume difenda, Se in ciel spenta non è la pietà... Dalle fauci di morte tremenda Solo un nume strapparla potrà). (Emilia parte fra' Littori: i Sacerdoti e le Vestali la seguono — // Senato al- lontanasi per altra via; Publio strascina seco Decio: tutto è scompiglio e terrore). FINE DELL' ATTO SECONDO. IL CAMPO SCELLERATO Atrio del palagio consolare. SCENA PRIMA. Publio , e molti Centurioni. Cent. T (in tuono minaccioso e tumultuante) Il Console ci ascolti... La cruda legge rompasi... Pubi. Frenate Gli alteri detti : or giova La prece usar, non la minaccia ; e quando Vana torni la prece... Cent. Allor? Pubi. N' è d' uopo La spada. Cent. Ben t' avvisi. Pubi. Il Console si avanza. SCENA II. Licinio, Littori, e detti. Licin. Romani, qua! vi trae stolta baldanza A profferir sediziosi accenti Appo la soglia consolar ? tent. Concedi Grazia. 26 Licin. Per chi ? Cent. Per la Vestal, che a morte Danna rigor soverchio. liein. Io custodisco, Non distruggo le leggi. Pubi. Ah! s' ella muore, Altri morrà!... Del figlio tuo lo stato Chi può narrar? Furente, disperato S'aggira, ed armi grida, e vuol, di sangue Civil Roma bruttando, Salvar colei. Licin. Perverso ! Pubi. Egli il governo Più non ha di sè stesso, Quindi è capace d'ogni nero eccesso ! Se non potrà la vittima Serbar del giorno ai rai , Giurò svenarsi : e Decio Non giura invan , lo sai ! Amor di Roma intera , Sostegno delle squadre , Ah ! non voler eh' ei pera... Console sei , ma padre. Per lui d'amare lagrime, Mira, ho bagnato il ciglio... Pietà, signor, del figlio... Del sangue tuo pietà. Licin. (Ah! non palesi il ciglio Qual pena in cor mi sta...) Cent. Pietà, signor, del figlio... Del sangue tuo pietà. — Licin. Addio. Pubi. Ne lasci ! Licin. 0 Publio , Quando alla patria nuoce , D' una pleiade improvvida Colpa é sentir la voce. Esempio di costanza Ti porga il mio soffrir. (parte seguito da' Littori( Cent. Udisti ! — Or che ne avanza ? 27 Pubi Soltanto i! nostro ardir, (con tutto Vardore dell'amicizia) Il poter di Vesta offesa Al mio zelo invan contende ; Del suo foco il cor m' accende Dea più santa , l'amistà. Corro, amico, in tua difesa... Teco io sfido e leggi, e fato... Del mio pianto non curato , Meglio il brando parlerà ! Cent. Sì, del pianto non curato Meglio il brando parlerò. (partono affrettatamente) SCENA HI. II Campo scellerato. Rimbomba il tocco d'un lugubre metallo : alcuni mi- nistri aprono la tomba destinata ad Emilia: odesi un secondo squillo : s'avanza il funebre con- voglio; prima le vestali, quindi il Collegio de' Fla- mini, poi Emilia sovra una bara circondala dai Littori ; finalmente il Console Lucio Silano, sol- dati e popolo: I Fla. Sfidasti, o perfida, — Tira immortale; Ti coglie orribile, — ma giusta sorte. A te, sacrilega, — empia Vestale, Morte ed infamia. — Pop, Infamia , e morte. Le Ves. Ahi! questa vittima — d'infausto amore Al suo terribile — destin soggiace, Come dal turbine — estinta face! Come dal vomere — troncato fior! Per tante lagrime — d'alto dolore, Numi, si plachino — i vostri sdegni : Nè sia la requie — de' morti regni A questa misera — negata ancor. / Fla. Sfidasti, o perfida — l'ira immortale; Ti coglie orribile, — ma giusta sorte: 28 A te, sacrilega, — empia Vestale. Morie ed infamia. — Pop. Infamia e morte. (Intanto vien lolla Emilia dalla bara : ella è coperta di estremo pallore, stupido n' è lo sguardo, che volge lungamente intorno). Emil. Ove traila son io? — Perchè s'aduna Popol cotanto?.. Ali! sì, Decio ritorna Cinto di pompa trionfili ! G. Ves. Vaneggia ! Emil. , ( aggirandosi per la scena, s'incontra in Giunia, che piange dirottamente) Giunia (riconoscendola, dopo averla attenta- mente osservata) Piangi! e perchè? — Gli umidi rai Asciuga... È lieto questo dì!.. Non sai? Dal Campidoglio all' ara Ei verrà d'imeneo... pria che alle pugne Traesse, mei promise... I numi udranno li nostro voto nuzial ! f iuti. Che affanno!... Emil. Ah! mira: gl'incensi già fumano intorno! Ascolta d'imene i grati concenti!.. Gian. Amica infelice!., orribile giorno!.. II pianto mi vince... mi trooca gli accenti!.. Emil. Io corro all'altare... già Decio s'appressa!.. Per troppo contento è l'anima oppressa! Giun. La gioia in quel volto mi colma